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RICUCITURA DI VUOTO URBANO CON NUOVA EDIFICAZIONE

PROGETTO PER UN NUOVO EDIFICIO RESIDENZIALE

Luogo: Pisa

Il complesso residenziale progettato dallo Studio Galantini in via Pietrasantina a Pisa, presenta, nel suo ambito contenuto, una caratteristica singolarità.

L’area in cui sorge è a poche centinaia di metri da Piazza dei Miracoli, lungo la storica via di uscita da Pisa in direzione della Versilia, e quasi fronteggia il parcheggio scambiatore, meta dei pullman turistici; nel contesto del tessuto di questa parte di città esso costituiva un vuoto urbano.

Tale area, di forma pressoché rettangolare, con il lato corto su via Pietrasantina, era occupata da un distributore di carburanti per autotrazione, che costituiva una frattura nel tessuto edificato lungo strada. Il fronte strada edificato conferisce forte valenza storica a questa arteria, situata fuori le mura urbane, ma che non presenta assolutamente i caratteri degli insediamenti suburbani postunitari, basati su tipologie di edifici isolati.

La ferrovia Pisa-Lucca ha contribuito a frammentare ulteriormente l’ambiente costruito e il Regolamento Urbanistico vigente classificava la zona come Assetti urbani recenti suscettibili di incrementi del carico insediativo e di nuova edificazione, per cui era prevista anche la destinazione a residenza privata.

L’obiettivo dell’urbanista era il ripristino del tessuto costruito a filo strada, lungo un viale alberato di valore storico. La realizzazione doveva collocarsi in aderenza all’edificio limitrofo (rispettando il giunto sismico), ricostituendo l’allineamento interrotto.

L’aspetto che conferisce singolarità e una certa difficoltà compositiva, riguardava I caratteri architettonici richiesti dalle Norme Tecniche del R.U.: l’architettura doveva ispirarsi a criteri estetici e compositivi tradizionali, in modo da rendere l’edificio perfettamente integrato e compatibile con l’esistente. In altre parole, veniva richiesto di creare un falso in stile, collocabile in epoca a cavallo tra ‘800 e ‘900, scelta, questa, che a Pisa, soprattutto nei Lungarni del centro Storico, è stata praticata più volte. La necessità di rispondere a standard, norme edilizie e a sostenibilità economica, obbligavano però a comporre senza poter rispettare le proporzioni e la sintassi richieste, realizzando un’opera fuori scala e sproporzionata, correndo il rischio di scadere nel vernacolo più anonimo.

La sfida, vinta a giudizio dei critici, è stata quella di trattare la facciata come un’autoironica citazione. La copertura in cotto con tetto a padiglione, le cornici, i davanzali in pietra serena, il portale, anch’esso in pietra, realizzato come opera di design, il cornicione sottogronda, il bugnato in intonaco, le persiane in legno, realizzano un’opera di evidente modernità e leggerezza, creando una nuova sintassi compositiva per elementi grammaticali tradizionali.

L’edificio è stato distinto in due parti: la porzione lungo strada, di cui abbiamo parlato e quella posteriore, articolate dal blocco del collegamento verticale, segnato da una parete trasparente in vetromattone.

La progettazione della parte posteriore è ispirata a caratteri di linearità ed ordine con una progettazione minimalista che dialoga con gli edifici esistenti, rispondendo a criteri estetici di completa attualità, pur avendo una trattazione del tutto analoga al blocco su strada, tale da fornire un’immagine architettonica unitaria.

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