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DUOMO DI MONSELICE
MENZIONE PER PROGETTO MERITEVOLE

ADEGUAMENTO LITURGICO DEL DUOMO DI MONSELICE

Gruppo di progetto:

1. Paolo Galantini (Team Leader)

2. Marco Biondi

Luogo: Monselice, Padova

L’intervento si è sviluppato partendo dalla conoscenza profonda del manufatto, della sua storia, delle sue vicende costruttive, dei materiali, delle tecniche e delle tecnologie impiegate, in modo da inserire una nuova architettura in un contesto, seppur con dei limiti, consolidato.

Il progetto mira a curare l’edificio, migliorandone la capacità espressiva dei significati, scegliendo la strada dell’ascolto e del dialogo con il contesto in cui si interviene senza negarlo.

L’intervento ambisce ad instaurare un rapporto di valorizzazione della forma e degli spazi esistenti, che non entri in contrasto con il manufatto esistente ma rafforzi l’espressione comunicativa dell’edificio per creare un impianto chiaro e leggero il cui presupposto principale è la ottimizzazione dell’esistente.

Sotto il profilo costruttivo l’intervento architettonico, insieme alla progettazione dei fuochi liturgici, prevede due strutture lignee, una posizionata nel presbiterio e una in corrispondenza della cupola cieca centrale. Le strutture recepiscono l’ordine strutturale dell’abside e della cupola.

Nella zona del presbiterio è prevista la creazione di una struttura in legno di centine portanti e listelli che ridefiniscono la sagoma dell’abside, abbassandola e racchiudendola, creando uno spazio più raccolto. In questo modo grazie alla forza evocatrice del materiale ligneo si riesce a dare significato e completezza figurativa ad un abside che risulta incompiuta, in cui i fuochi liturgici si perdono e si sovrappongono.

L’inserimento della struttura in legno ha permesso la realizzazione di una galleria-percorso in cui poter esporre le opere d’arte presenti, le cui dimensioni ridotte, rispetto all’ampio spazio esistente, ne causano l'attuale scarsa valorizzazione. Questo elemento rievoca la forma dell’ambulacro absidale (dal latino ambulare, "camminare"), tipico delle basiliche di pellegrinaggio, che permetteva ai pellegrini di girare attorno all’altare.

Una seconda struttura lignea, realizzata con la stessa tecnologia, verrà inserita nella cupola centrale. Queste fitte trame di legno, che disegnano un abside ridotta e una nuova cupola, creano una suggestiva successione di sottili luci ed ombre, rispettose del dialogo con i volumi esistenti ma contrapponendosi alla massiccia e scabra matericità delle strutture cementizie, arricchendo gli spazi sottostanti.

Il sistema costruttivo così concepito risponde anche alle prerogative della sostenibilità e della reversibilità, che trova nella posa in opera a secco un elemento fondamentale.

La nuova struttura, della zona presbiterale, con le sue qualità fonoassorbenti e fonodiffondenti permette di migliorarne le caratteristiche acustiche. Attraverso l’opportuno dimensionamento dei listelli di legno dal corretto profilo si ottiene di rompere i fronti d’onda incidenti sulle pareti e sul soffitto, rendendo più piacevoli all'udito e più controllate le riflessioni, avvicinandosi a quello che succede nelle platee dei grandi teatri storici.

L’aula liturgica è stata riprogettata rivolgendo l’interesse ai vari poli cui deve convergere l’attenzione dell’assemblea: l’altare, l’ambone, la sede per la presidenza e il coro.

Il presbiterio è stato ripensato a partire dal ruolo fondamentale dell’altare rispetto alla liturgia eucaristica, cuore della comunità celebrante, tramite l’abside lignea, essa stessa concepibile come nuova eminenza.

A partire dalla dedicazione del duomo alla figura di San Giuseppe, riferendosi all’esortazione apostolica Redemptoris Custos del Santo Padre Giovanni Paolo II sulla figura e la missione di San Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa, il progetto si è focalizzato sul suo ruolo di Padre, inteso con due accezioni: Padre della sacra famiglia e patrono della Chiesa. La sacra famiglia, espressione della prima Chiesa domestica, rappresenta la culla della vita e il santuario dell’amore, l’abside lignea esprime sia verticalità e quindi tensione escatologica sia raccoglimento e custodia. La liturgia ricorda che Dio ha messo a capo della sua famiglia San Giuseppe come servo fedele e prudente, affinché custodisse come padre il suo Figlio unigenito («Missale Romanum», Praefatio «in Sollemnitate S. Ioseph Sponsi B.V.M.»).

La struttura lignea che custodisce l’altare svetta nell’abbraccio verso il culto.

L’altare sottolineato dal basamento quadrato e dalle sue forme essenziali, si trova in posizione centrale, in corrispondenza dell’asse longitudinale del duomo, assicurandone la funzione focale dello spazio liturgico. Realizzato in pietra locale di Vicenza vede l’inserimento del legno nella croce, simbolo eterno della cristianità e della natura umana di Cristo.

L’ambone, in cui ritroviamo gli stessi segni e materiali dell’altare, esce dal presbiterio collocandosi in prossimità dell’assemblea, ma in una posizione più alta rispetto a quest’ultima.

L’ambone si trova quindi ad un livello intermedio tra l’aula e l’altare, assicurando la gerarchia liturgica della parola.

La sede del presidente, realizzata in legno di quercia, è collocata lateralmente all’altare, nel presbiterio, per rendere agevole il dialogo con i fedeli e la guida della preghiera. Sono inoltre state pensate sedute in legno per i concelebranti, il diacono, i ministri e i ministranti.

A partire dalla forma a croce greca dell’impianto planimetrico, guidati dalla presenza dei due altari laterali in corrispondenza del braccio trasversale della croce, il tabernacolo e il coro vengono ricollocati all’interno dell’assemblea, in modo da favorirne la completa fruibilità e visibilità.

L’altare esistente su cui è posizionato il tabernacolo viene demolito, e quest’ultimo viene ricollocato sull’altare posto sul lato est.

La sede del coro viene collocata sul lato opposto con l’inserimento di due pedane in legno e previo la demolizione dell’altare esistente posto sul lato ovest, dove verrà inserito l’organo esistente. Il luogo della celebrazione del sacramento della penitenza è stato individuato nei due ambienti esistenti ai lati dell’assemblea, in prossimità dell’area battesimale sottolineando il rapporto tra il sacramento d’ingresso e Penitenza: come è noto, infatti, la remissione dei peccati successiva al Battesimo rinnova la grazia iniziale di questo sacramento.

Si è voluto così, individuando uno spazio che precede il tabernacolo e l’altare, rievocare il percorso del penitente che, come il Pubblicano al Tempio, domanda perdono ed è poi, invitato dal Padre Misericordioso a sedersi alla mensa della festa per il figlio ritrovato.

Anche il fonte battesimale è stato ripensato collocandolo all’ingresso dell’aula del duomo lungo l’asse longitudinale, permettendo anche il comodo svolgimento del rito del battesimo che si articola con i vari percorsi. La possibilità di rivolgere le panche verso questo fuoco liturgico si traduce in una diversa articolazione dello spazio che favorisce una completa partecipazione alla liturgia battesimale.

Nell’intervento viene suggerita anche la sostituzione dei banchi esistenti con dei nuovi, in legno di noce, in linea con la tipologia dei nuovi elementi.

Sono stati pensati vari percorsi per la circolazione interna come pure per le processioni e gli altri movimenti che le diverse celebrazioni richiedono. La nuova disposizione spaziale ed architettonica trova riscontro nell’assialità simbolica che fa riferimento sia all’ingresso processionale nel Duomo, sia a quello rituale di innesto nel corpo dell’assemblea segnato dai sacramenti dell’iniziazione cristiana: alla porta, il fonte battesimale, in relazione a questo le sedi per la celebrazione del sacramento della penitenza, successivamente la mensa dell’eucaristia, di riscontro l’ambone e la sede, luogo della presidenza e del sacramento della confermazione avvolti dalla nuova abside lignea.

Gli arredi sono stati definiti preferendo soluzioni formali ed artistiche minimalistiche dalla marcata espressività, in cui il legame tra forma, funzione e simbologia è molto forte.

Ogni oggetto è stato concepito semplificato in una forma essenziale, il cui risultato non è un elemento in cui domina l’assenza di decorazioni ma un corpo fortemente concettuale ed espressivo nella sua sobrietà, capace di creare e definire lo spazio attorno a sé.

La linea guida di tutto l’intervento è la volontà di realizzare un adeguamento liturgico ‘’senza tempo’’ di elevata capacità di coinvolgimento spirituale, che riesca a dare un senso profondo alla celebrazione liturgica.

La purezza dei volumi evidenzia, come scriveva Guardini nel 1931, che la voluta assenza di un sovraccarico di elementi non è vuoto, è silenzio. E nel silenzio è Dio.

Le forme degli oggetti liturgici, caratterizzate da linee semplici e contemporanee, sono giocate sulle forme del quadrato e sul rettangolo e sono pensate come grandi blocchi di pietra, realizzati con materiali poveri, nobilitati dalla semplicità e dalla loro vera essenza. in cui domina la sostanza e non le decorazioni.

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